Grecia meridionale, siamo sull’isola di Kythira e da qualche giorno il Meltemi soffia con implacabile determinazione impedendoci di effettuare le nostre consuete scorribande lungo costa.
Stanchi della forzata inattività decidiamo di visitare l’interno e la nostra prima meta è il monte Agios Georgios in cima al quale, ci hanno detto, si gode della magnifica vista della costa del Peloponneso e del canale di Creta. La sommità del monte forma una sorta di terrazza naturale sulla quale è stata edificata una chiesa in onore di San Giorgio, meta dei pellegrini durante la festa del Santo patrono.
Con poco entusiasmo ci arrampichiamo lungo una strada che assomiglia più a un sentiero da capre che a una strada vera e propria, mano a mano che ci avviciniamo alla vetta la strada peggiora sempre di più e solo la trazione integrale del Land Rover ci permette di arrivare in cima.
L’impegno nella guida non è stato da poco e spero, con poca convinzione, che ne sia valsa la pena; ci fermiamo e appena sceso ho la netta sensazione di essere arrivato in un luogo unico: quasi magico.
Mi affaccio alla balaustra e la vista è di una tale bellezza da togliere letteralmente il respiro, il vento forte ha pulito l’atmosfera e verso sud si scorge nitidamente la baia di Avlemonas e, complice la suggestione, mi pare di scorgere la costa di Creta.
La sorpresa maggiore la riserva però il lato nord: riesco a scorgere in basso la baia di Diakofti con l’isolotto di Prasonissi e il suo relitto, sullo sfondo si staglia la costa del Peloponneso con il mitico capo Malea.
Mi perdo nell’osservazione di quella visione e l’emozione mi trasporta indietro di duemilacinquecento anni: vedo la nave di Ulisse avvicinarsi faticosamente al capo, poi d’improvviso sento il vento di Borea che mi soffia sulla faccia e immagino i marinai di Ulisse nel disperato tentativo di governare la barca per evitare di essere trascinati verso sud, oltre Kythira, sento le urla e le imprecazioni di una lotta disperata contro le forze degli Dei che spingono la barca sempre più lontano da casa, verso chissà quale destino.
Una mano sulla spalla e la domanda di Pat mi strappa improvvisamente dalla mia visione e mi riporta alla realtà: “Un posto veramente magnifico con la sua chiesa persa tra le nuvole”.
“È vero”- rispondo di istinto – “È talmente bello che non mi sorprenderei che fosse stato visitato dagli Dei dell’Olimpo, magari il Dio del vento del nord seduto in paziente attesa di un coraggioso marinaio che voleva solo tornare a casa”.