27 novembre 2011

Il mare


Il mare incanta, il mare uccide, commuove, spaventa,  fa anche ridere, alle volte sparisce, ogni tanto, si traveste da lago, oppure costruisce tempeste, divora navi, regala ricchezze, non dà risposte, è saggio, è dolce, è potente, è imprevedibile. Ma soprattutto: il mare chiama.


Non fa altro, in fondo che questo: chiamare.


Non smette mai, ti entra dentro, ce l’hai addosso, è te che vuole. Puoi anche fare finta di niente, ma non serve. Continuerà a chiamarti.
Questo mare che vedi e tutti gli altri che non vedrai, ma che ci saranno, sempre, in agguato, pazienti, un passo oltre la tua vita. Instancabilmente, li sentirai chiamare.
Succede in questo purgatorio di sabbia. Succederebbe in qualsiasi paradiso, e in qualsiasi inferno.


Senza spiegare nulla, senza dirti dove, ci sarà sempre un mare, che ti chiamerà.


[Oceano mare – Alessandro Baricco]




 

16 novembre 2011

Lighea




Quella notte ci sarebbe stato il plenilunio. Erano ventotto giorni che Lighea aspettava.
Lighea era la guardiana del faro. Costretta a una vita da eremita passata all’interno della torre con il solo scopo di custodire e preservare il bene più prezioso del piccolo paese di pescatori.
Una vita intera passata in solitudine, giorno dopo giorno nell’attesa del sopraggiungere delle tenebre per accendere la lanterna, era un compito di grande responsabilità che richiedeva una dedizione assoluta. I pescatori del villaggio che uscivano di notte sfidando il mare e le tenebre avevano un'unica certezza la luce del faro gli avrebbe guidata al ritorno, e così quando le tenebre gli avvolgevano in una morsa di terrore volgevano lo sguardo verso terra e la luce del faro di Lighea scaldava loro il cuore e li rassicurava.
Una leggenda più vecchia del faro, più vecchia perfino del paese stesso, diceva che la guardiana del faro non doveva guardare il mare per non subirne il potere incantatore, potere che poteva addirittura trasformare le fanciulle in sirene.
Lighea sapeva dell’importanza del suo compito e mai sarebbe venuta meno ai suoi doveri e tutto sommato la vita di solitudine non le pesava poi così tanto. C’era solo una cosa della quale aveva una tremenda nostalgia: il mare, così vicino eppure così straordinariamente lontano.

Ma le notti di luna piena erano il suo riscatto. Illuminato dalla luna l’immensa distesa del mare, vista dall’alto del ballatoio, appariva allora diversa: non più massa scura gravida di paure, ma distesa argentea che perdeva ogni traccia di malevolezza fino a diventare perfino rassicurante.

E ogni ventotto giorni il mare arrivava puntuale per parlare a Lighea, per sussurrarle le sue storie: storie di marinai coraggiosi, storie di viaggi avventurosi ai confini del modo, storie di amori struggenti e di odi furibondi, storie di un mondo separato dal suo da un diaframma sottile come un respiro.




Questa è la storia di Lighea, la guardiana del faro, la bambina che amava tanto il mare e che non lo avrebbe mai più guardato, la bambina che con il suo amore era però riuscita ad accarezzargli il cuore, diventando la sola a cui regalava le sue storie meravigliose.