30 dicembre 2011

Ero e Leandro



Costa orientale del Peloponneso, siamo di ritorno dall’isola di Lefkada e ci stiamo dirigendo verso il nostro approdo nel porto di Mytikas, la giornata è passata rapida e forse abbiamo indugiato troppo a lungo prima di riprendere la rotta di casa. Un crepuscolo di infiniti colori ci sorprende in mare e dopo poco ci troviamo a navigare in un’oscurità arrivata troppo presto. Per sicurezza riduciamo l’andatura, rassegnati a un rientro fatto di sorrisi disinvolti per mascherare il senso d’ansia che tutte le volte ci prende durante le navigazioni notturne.
La nostra rotta è tale che le luci di Mytikas sono oscurate dalla montagna e nel buio della navigazione notturna mi ritrovo a pensare al mito di Ero e Leandro: tragiche vittime di un’oscurità senza luce.




La leggenda narra del giovane Leandro, che viveva ad Abydos, e amava perdutamente la bellissima Ero, Sacerdotessa di Afrodite, che abitava invece a Sestus, le due città affacciate sulle coste opposte dell’Ellesponto. Ogni notte Leandro, sfidando le tenebre, attraversava il canale a nuoto per incontrare la sua amata Ero che, per aiutarlo, accendeva una lucerna, la cui luce guidava Leandro nel buio. Ma una notte di tempesta il vento spense la lucerna di Ero e Leandro, senza più una guida, vagò nelle tenebre fino a perdersi e morire affogato. Ero attese a lungo l’arrivo dell’amato e alle prime luci dell’alba vide il corpo senza vita di Leandro, che il mare pietoso aveva riportato a riva. Sconvolta per l’accaduto Ero salì sulla rupe più alta e si tolse la vita gettandosi, nello stesso mare che aveva preso il suo amore.




Improvvisamente in lontananza appaiono le luci di Mytikas, la loro vista è sufficiente a cancellare la spiacevole sensazione di angoscia suscitata dai miei pensieri, sensazione che viene immediatamente sostituita dalla rassicurante visione di un aperitivo a base di Ouzo, consumato con gli amici nella taverna del porto.




Se, a distanza di anni, ripenso a quella sera, trovo irrazionale l’angoscia provata per un viaggio tutto sommato tranquillo, su una rotta sicura; eppure, in quella notte scura, nel fondo del mio cuore, sono certo di aver provato, pur un brevissimo attimo, la stessa angoscia di Leandro, smarrito su un mare nero alla disperata ricerca di una luce di guida verso l’approdo sicuro.
Ancora adesso, però, sono convinto che in quel brevissimo attimo il passato e il presente si siano fusi insieme nei medesimi rituali, nelle medesime emozioni senza tempo, emozioni che hanno lo stesso ritmo, lo stesso respiro salmastro, che l’acqua marina reca con sé.